Come anticipato, cambiamenti
importanti nell’assetto della società latino-mediterranea, in particolare
l’allungamento della vita media e la necessità di molte persone a dover
provvedere a loro stesse anche in particolari fasi della loro esistenza, porta
progressivamente ad alimentare la categoria di anziani che utilizzano
automobili per i loro spostamenti.
Abbiamo introdotto l’argomento
non certo per gettare stigma sulla classe anziana (nella quale, ahimè, siamo
destinati a confluire tutti), ma perché – visto l’aumentare della popolazione
che rientra in questa categoria – il fenomeno non può essere ignorato o
minimizzato in qualsiasi trattazione di aspetti di sicurezza stradale.
Certamente, molti di
voi staranno obiettando che sono molto più pericolosi i comportamenti emessi da
altre categorie, la guida sotto l’effetto di sostanze, il desiderio manifesto
di prevaricazione delle regole di altri utenti, condizioni quasi del tutto
assenti negli over 65. Di ciò abbiamo esistono ampie conferme.
Ma è anche vero che
mentre non possiamo conoscere le condizioni psico-fisiche di chi interagisce
con noi – soprattutto scrutandolo al di là di un parabrezza nel breve tempo che
ci è concesso – abbiamo più facilmente tutto il tempo per renderci conto che il
nostro interlocutore è una persona anziana.
Anche in questo caso
(argomento già più volte affrontato nel Manuale di sopravvivenza per biker) ciò
non comporta automaticamente un aumento del livello di rischio, ma la nostra
regola salvifica è comunque essere consapevoli di un possibile rischio e
adottare misure anticipatorie, poiché non siamo assolutamente interessati alle
eccezioni.
In altre parole,
incrociando una persona anziana che indossa un cappello, a bordo di una
utilitaria di colore verde, fra un comportamento di prudenza ed uno che ignora
completamente i possibili rischi il primo è comunque preferibile. Se ciò
comporta la regola o l’eccezione che la conferma ai fini della nostra sicurezza
(e il discorso è ovviamente riferibile anche a peculiarità di altre categorie)
nulla cambia.
Ovviamente quando
parliamo di anziani alla guida, non ci riferiamo esclusivamente a quelli che
stringono fra le mani un volante. Sono sempre più numerosi, infatti, coloro che
in età non verdissima si dedicano ad antiche passioni come il ciclismo e il
motociclismo.
Se ciò costituisce un
enorme vantaggio sociale, per la ormai consolidata opinione che il loisir,
soprattutto se sollecita attivazioni ludico-motorie, migliori in maniera
diretta (per il contrasto al decadimento fisico e cognitivo) e indiretta (per i
benefici in termini di socialità, di mantenimento delle relazioni e delle
prospettive di vita) è ovvio che tutto ciò riferito sopra riguarda anche gli
utilizzatori di due ruote.
Anche se possiamo
aspettarci che chi utilizza mezzi a due ruote più facilmente rientri nelle
categorie meno avanti con gli anni e non sia toccato da condizioni
degenerative, è anche vero che questi mezzi sono caratterizzati da un
equilibrio precario che è mantenuto dallo stesso utilizzatore.
Condizioni come
quelle descritte sopra, anche a livelli meno esasperati, possono comportare una
momentanea difficoltà di percezione e di conseguenza nelle valutazioni e nel
controllo del mezzo.
Oltre alle normali
condizioni biofisiche, infatti, ciò che è espresso riguardo ai farmaci deve
essere preso in considerazione anche dagli utilizzatori delle due ruote. Anche
un semplice antinfiammatorio – tutt’altro che raro negli atleti anziani per
lenire dolori articolari - può infatti avere effetti ipno-inducenti e provocare
sonnolenza (magari anche in seguito ad una fase di sonno non ristoratore) o
interazione con l’apparato gastro-intestinale che provoca rallentamento
metabolico.
In considerazione
delle condizioni mediche, cognitive e altre variabili come l’assunzione di
farmaci - che talvolta possono avere come effetto collaterale la modificazione
del tono dell’umore con conseguente sovrastima delle proprie competenze di
guida o sottostima dei rischi ambientali, coerentemente con la visione che non
è consigliabile diminuire i pericoli affidandosi alla modificazione dei
comportamenti degli altri attori sociali, è giustificato assumere alcune regole
di interazione per garantire comunque di minimizzare le possibilità di un
accadimento dannoso o della magnitudo dell’evento.
Rimandando alle
pagine del manuale l’approfondimento di un tema così ampio, gli psicologi
cognitivisti che si occupano della sicurezza stradale hanno prodotto alcune
regole da applicare, che proponiamo in parte.
Aiutare gli anziani a
prendere decisioni: il rallentamento del segnale nervoso e la difficoltà a
modificare velocemente le attivazioni automatiche del sistema motorio
consigliano interazioni rallentante rispetto alla media per assecondare la
minore velocità di risposta
Confermare le
aspettative: le attivazioni motorie automatiche richiedono tempi non
trascurabili per essere modificate rispetto alle aspettative; modificare la
direzione, spostarsi senza adeguato preavviso, farsi trovare in un luogo
differente rispetto a ciò che l’interlocutore si aspetterebbe, aumenta
inevitabilmente il rischio di impatto
Non dare per scontato
di essere visti: guardare e vedere sono due processi separati nell’organismo e
in una condizione complessa come il traffico, in condizioni normali, non è
possibile gestire tutti gli stimoli ambientali anche a causa della scarsità
delle risorse attentive. Unito alle difficoltà visive e alla perdita di
efficienza dell’attenzione focalizzata e sostenerla per lunghi periodi, è
possibile che abbiamo l’impressione di essere visti, poiché lo sguardo è
fissato su di noi, mentre non lo siamo affatto. È sempre preferibile accertarsi
questa condizione o – come spesso ribadito – agire in riferimento alla
condizione opposta (non essere visti).