Durante
l’incontro del 28 marzo organizzato dal Comune di Ponte nelle Alpi nell’ambito
della rassegna "Chiacchieriamo di…”con il tema "Sopravvivere sulla strada” è stato presentato il risultato di una
interessante indagine effettuata da PDS – Psicologi dello Sport, spulciando le
conversazioni di differenti categorie di utenti dei principali social.
L’indagine,
che non aveva pretesa di rigore scientifico ma solo di descrivere un fenomeno
in verità ben noto, ha misurato la differenza qualitativa delle risposte al
seguente quesito: «Secondo lei qual è la
modalità più immediata ed efficace per limitare il numero e gli effetti degli
incidenti stradali che coinvolgono ciclisti in impatti con altri utenti della
strada?». La genericità dell’affermazione è necessaria per stimolare
qualsiasi interpretazione senza condizionare chi ha fornito una risposta nei
due campioni di riferimento, A) coloro che si riconoscono nella categoria degli
"automobilisti” e rispettivamente B) in quella dei "ciclisti”. Sorvolando sulla
modalità di campionatura e su qualsiasi aspetto statistico (la tecnica è quello
dell’Analisi della conversazione) di seguito le risposte accorpate secondo
"parole sature” che hanno ottenuto una maggior frequenza radunate nei due
campioni:
Categorie
(gruppi) automobilisti:
- Imporre ai
ciclisti di rispettare il C.d.S.
- Vietare ai ciclisti
di viaggiare affiancati
- I ciclisti
devono prestare più attenzione
- I ciclisti
devono utilizzare solo le ciclabili
- Le biciclette
devono essere considerate alla stregua di motocicli (fanali, R.C. …)
Categorie
(gruppi) ciclisti:
- Velocità max
30km/h nei centri urbani
- Ridurre la
presenza di auto sulle strade
- Distanza minima
1,5m nel sorpasso ai ciclisti
- Lotta alla
doppia fila e il parcheggio selvaggio sulle ciclabili
- Obbligatorietà
dei sistema I.S.A.
- Vietare il
sorpasso nelle rotonde alle auto
Risulta
abbastanza evidente il fenomeno sociale della "polarizzazione delle opinioni”
che aumenta la distanza delle visioni, destinate inevitabilmente a non
incontrarsi. Vi è infatti una quasi totale sovrapposizione del tentativo di
ciascuna categoria di limitare i gradi di libertà dell’altra categoria.
In
altre parole ciascuno pretende che siano gli altri a cambiare il loro
comportamento, ma nessuno è disposto a modificare il proprio.
A
ciò è possibile associare una serie di riflessioni che PDS sta integrando nelle
sue conoscenze:
a.
Ciascuna categoria tende a scaricare sull’altro la responsabilità degli
accadimenti dannosi e, assolvendosi, non è disponibile – se non in misura
ridotta – a rivedere i suoi comportamenti.
b.
Gli approcci che tendono al raggiungimento di un livello di sicurezza
accettabile attraverso il rispetto dei codici e la pratica sanzionatoria sono
insufficienti (per quanto imprescindibili) poiché basati sul presunto rispetto
di norme formali (che non può essere
raggiunto in mancanza di un controllo efficace) e informali (a causa della differenza di visioni).
c.
L’attribuzione di spiegazioni esterne al nostro comportamento
(responsabilità di altri) crea condizioni per cui sfuggono i reali rapporti
causa-effetto, impedisce l’assunzione di esperienze dirette e vicarie e la
creazione di risposte automatiche stereotipate.
Riguardo
al secondo punto, una ulteriore riflessione emersa è che in una fase in cui si
sta fortunatamente discutendo un approccio al problema (che nei prossimi anni
presenterà conti sempre più pesanti), se vengono messi in campo visioni opposte
che in sede legislativa diventano forze politiche, il rischio è che prevalga la
fazione maggiormente dotata di supporto politico, che non è certo quella della
categoria degli utenti delle due ruote.
Durante
l’incontro sono stati trattati altri temi, come l’influenza di variabili
sociali nel livello di aggressività e la difficoltà di integrare informazioni
ambientali che modificano e rendono parziale il livello di rischio percepito.
Infine, particolarmente interessante l’intervento del dott. Montenero relativo
alla L. 41 ("Omicidio stradale”), una legge sicuramente imperfetta e in via di
rimaneggiamento ma che può essere probabilmente utilizzata come deterrente per
i comportamenti che integrano in una certa misura una componente di dolo.