La strada è destinata a diventare sempre di più un luogo
dove diventa difficile sopravvivere, soprattutto per le categorie cosiddette
"deboli” (ciclisti, giovani, anziani…). Gli approcci per aumentare i livelli di
sicurezza sono insufficienti e non sono in grado di portare a risultati
soddisfacenti. Perché?
Una indagine qualitativa realizzata da PDS - Psicologi
dello Sport commissione Psicologia del Traffico, analizzando le conversazioni
nei più trafficati social e sollecitando discussioni sul tema, ha rivelato un
retroscena rispetto a fenomeni già conosciuti. Gli utenti della strada si
radunano in categorie a seconda del mezzo che utilizzano e individuano
soluzioni che prevedono la modifica del comportamento degli altri utenti. In
altre parole, ciascuno pretende che gli altri modifichino il loro
comportamento, ma nessuno è disposto a modificare il proprio.
Affidare agli altri e al rispetto della norma la propria
sicurezza e la propria vita crea il noto "effetto paradosso”, fenomeno
conosciuto nei comparti dove il fattore umano è determinate nella gestione dei
livelli di rischio, come la sicurezza lavorativa.
Un nuovo approccio, che si somma a quelli già esistenti,
prevede di creare condizioni di sicurezza modificando il proprio comportamento,
a prescindere da quello degli altri e la formazione delle giovani leve,
intercettandole durante la pratica ciclistica (per loisir o per spostamento)
non solo per migliorare la loro sicurezza ma per condizionare i futuri adulti,
utenti della strada.
Di questo si parlerà il 28 marzo alle ore 20.30 presso la
sala A. Mares (parco ex-Casa Rossa) per desiderio del Comune di Ponte nelle
Alpi (Belluno) nell’ambito della rassegna "Chiacchieriamo di…”.
Ai partecipanti verrà donato il libro "Manuale di sopravvivenza per biker”,
curato dal relatore.